Torino 2.0 Blog
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Davanti alle ex Officine Grandi Riparazioni in corso Castelfidardo, da due anni campeggia una scultura di metallo scatolato alta due metri che riproduce il logo TO 011. Inizialmente si credeva fosse la pubblicità di qualche compagnia telefonica per festeggiare la numerazione del prefisso telefonico di Torino.
Si trattava invece della mostra "Biografia di una Città", esposta nelle sterminate metrature industriali dismesse delle OGR, prologo dei festeggiamenti per i 150 anni dell'Unità d'Italia.
In verità oggi per le strade più che la fregola per il tricolore unitario si avverte qualcosa di meno promettente. L'ombra del loden verde sulla poltrona di primo cittadino prelude - viste le sue esperienze come responsabile FIAT del PCI negli anni duri - ad un'era di neo-grigiore socioindustriale.
Del resto non è proprio parte del DNA dell'ambiente torinese il coraggio di pensare a uomini di mentalità futurista, in grado di immaginare un rilancio della Città.
Invece di gestire con cariche di ottimismo il transito dalla dismissione del modello fordista a quello di città con nuovi concetti urbani e sociali, si è preferito garantire a chi ormai vive in cassa integrazione mentale qualche festa canora gratuita e magari il lancio di un nuovo modello di automobilina ad idrogeno.
Buon anno, Torino.
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Le carceri sono visitate dai politici solo in campagna elettorale. A Natale - come in tutto il resto dell'anno - nessuno si ricorda di loro.
Il penitenziario Lorusso e Cotugno di Torino, le meglio note "Vallette", ospita 1586 reclusi a fronte di una capienza ottimale di 994. Inutile immaginare come si possa vivere in certe condizioni, privati della libertà personale.
Pensiero Italia porge a queste persone gli auguri di Buon Natale.
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Questa mattina l'incrocio di Corso Vittorio Emanuele e Corso Bolzano era sottozero. Una volante della polizia di stato era circondata da molte persone. Pareva la scena di un incidente stradale invece si trattava della protesta degli operai delle ditte subappaltatrici del cantiere della nuova stazione di Porta Susa che manifestavano il loro dissenso perchè da tre mesi non ricevono lo stipendio.
Dove sono le forze politiche del governo locale, sempre vicine ai lavoratori ? Certamente al caldo in qualche ufficio pubblico a disquisire se il MAO sia una solenne pirlata o una realtà da sostenere perchè fa parte del circuito culturale di Torino.
E' una vergogna non pagare la gente che lavora, al freddo, con dedizione, ogni mattina per costruire qualcosa che se verrà terminata arricchirà indebitamente il cursus honorum di qualche assessore sorridente, incravattato a sciorinare sentenze da piola e pacchiane ovvietà dagli scranni della Sala Rossa.
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L'operazione politica che dalla famiglia Agnelli al mondo della cultura torinese portò Valerio Zanone ad impersonare la prima guida liberale moderna al governo di Torino fu un attimo di passione incontenibile, per un liberale come me.
Oggi nella sua intervista a La Stampa, dopo avere rinnegato la sua appartenenza al PLI si esprime in citazioni latine che sentite oggi suonano straniere. A Torino nessun intellettuale, salvo a casa propria, usa citazioni. Solo proclami.
Viene da pensare : peccato che Zanone abbia guidato una città importante come Torino per così poco tempo.
Tempo di finire l'intervista rilasciata a Niccolò Zancan de La Stampa e viene da pensare : meno male che l'hanno trombato al parlamento - a destra e a sinistra - e che oggi si limita a venire a Torino due volte al mese.
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- Scritto da Andrea Reali
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A Torino è molto di moda parlare di cultura dell'accoglienza.
Ma accoglienza non è solo tutela e supporto alle minoranze o ai meno fortunati che transitano o si stabiliscono nella nostra Città. Ieri in occasione dell'acquisto di due bottiglie di gassosa sono stato in visita al mini market alimentare realizzato all'interno della nuova galleria commerciale della stazione di Porta Nuova (lato accesso da via Sacchi). Lo scenario è merce appoggiata a terra su bancali di legno, scaffali di recupero, luci da hard discount, scatoloni utilizzati come espositori.
Se uno straniero arriva a Torino in treno e va a cercare una bottiglia del nostro miglior Barbaresco in un posto così, crede di avere sbagliato indirizzo. Costava molto, vista la bella struttura trasparente in vetro confinante con il muro originale, dotare il luogo di un arredamento e di un assortimento di prodotti degno di una Città con la presunzione di essere "culla dello sviluppo", per dirla con Franco Bernabè ?
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