Davanti alle ex Officine Grandi Riparazioni in corso Castelfidardo, da due anni campeggia una scultura di metallo scatolato alta due metri che riproduce il logo TO 011. Inizialmente si credeva fosse la pubblicità di qualche compagnia telefonica per festeggiare la numerazione del prefisso telefonico di Torino.
Si trattava invece della mostra "Biografia di una Città", esposta nelle sterminate metrature industriali dismesse delle OGR, prologo dei festeggiamenti per i 150 anni dell'Unità d'Italia.
In verità oggi per le strade più che la fregola per il tricolore unitario si avverte qualcosa di meno promettente. L'ombra del loden verde sulla poltrona di primo cittadino prelude - viste le sue esperienze come responsabile FIAT del PCI negli anni duri - ad un'era di neo-grigiore socioindustriale.
Del resto non è proprio parte del DNA dell'ambiente torinese il coraggio di pensare a uomini di mentalità futurista, in grado di immaginare un rilancio della Città.
Invece di gestire con cariche di ottimismo il transito dalla dismissione del modello fordista a quello di città con nuovi concetti urbani e sociali, si è preferito garantire a chi ormai vive in cassa integrazione mentale qualche festa canora gratuita e magari il lancio di un nuovo modello di automobilina ad idrogeno.
Buon anno, Torino.