A Torino ed in Piemonte la tematica ambientale è uno dei pochi interessi (economici) su cui le amministrazioni pubbliche ed il carrozzone dei beneficiari si trovano sempre d’accordo.

Il Bollino Blu che certifica l’emissione dei fumi delle autovetture è infatti necessario produrlo ogni sei mesi per le auto con più di dieci anni di vita.

Tutti sanno anche che i modi per passare la prova sono due :

1) Si prende una vettura col motore in ordine, si fa UNA prova fumi, si stampa il risultato. E fin qui sono capaci tutti.

2) Si prende una vettura scassata, si attende che in officina ne arrivi una a posto con lo stesso motore, si fanno DUE prove fumi sulla vettura a norma, si stampano i risultati.

Gli assessori verdi sono contenti, il meccanico anche e sopratutto il proprietario del catorcio! Gli unici fessi sono i proprietari delle vetture a norma che assistono da spettatori paganti a questa pagliacciata.

Siamo seri, chi ha un'auto con più di dieci anni non la cambia di certo perché non è a norma con il Bollino Blu. Non la cambia perché non ha i soldi per farlo.

Se proprio dovete metterci le mani in tasca, cari soloni dell'amministrazione pubblica locale, disturbateci una volta l'anno con un Bollino annuale forfettario per tutti, altrimenti già solo il tempo necessario ad andare in officina (che per chi lavora il tempo è un valore reale) ci costa più delle arrabbiature e del bollino stesso.

 

 

 

A Torino se non si fa qualcosa di notte ci si sente fuori moda. Ed ecco che le votazioni per scegliere il candidato sindaco del centrosinistra si terranno in locali notturni.

I candidati-sindaco del Pd si contenderanno la pole position alle elezioni amministrative tra un daiquiri, un ballo caraibico, e birra a fiumi.Magari, sopratutto per gli elettori democratici, sarebbe preferibile che la scelta fosse fatta, se proprio non ci si mette d'accordo e bisogna fare queste primarie, in orario mattutino e non inebetiti da una notte di nightclubbing.

Ci chiediamo se queste persone si rendano conto che la politica deve tornare ad essere una cosa seria, un momento di riflessione per risolvere le gravi difficoltà che opprimono Torino e il Piemonte e non l'evento mediatico da riportare ad ogni costo su Youtube per far vedere che la politica dei democratici sa stare al passo con i tempi.

Ma è mai possibile che non si riesca proprio a tornare a fare le cose in modo normale ?

Vedendo le immagini di piazza del Popolo a Roma gremita di donne che ascoltano otto ragazze dal palco scatenate in letture di lettere di donne sfruttate, sfortunate, arrabbiate ed autolesioniste, viene da ripensare alle recenti immagini della gente scesa in strada in Egitto per cacciare Hosni Mubarak. Lo stesso registro viene emulato per spodestare il rais italiano.

Pare che milioni di donne da un mese a questa parte si sentano sfruttate, perdano tutti i concorsi pubblici, non possano dire di essere incinte per non perdere il posto di lavoro, abbiano più figli di quelli che avrebbero desiderato.

Fatti salvi i sacrosanti diritti delle donne, va ricordato che le donne italiane godano di ben altri diritti di quelle dei paesi musulmani ed è quantomeno indegno di un paese civile inneggiare pubblicamente alla galera per il capo del governo, oggi ritratto ingabbiato in numerosi tabelloni. Le donne in ogni paese (del mondo libero) hanno vissuto e vivono da sempre come del resto gli uomini, alterne fortune. Quando le cose vanno bene tutto va bene, quando scarseggiano i posti di lavoro e vengono a mancare i soldi per il superfluo è colpa di Berlusconi. La prostituzione è sfruttamento quando fa comodo ma più spesso genera invidia quando si viene a sapere che certe donne vengono pagate migliaia di euro per una notte d'amore.

Il nostro Paese si copre così di ridicolo ed il neo-femminismo di ritorno non fa altro che esacerbare l'ultima cosa di cui l'Italia ha bisogno : il conflitto tra le istituzioni.

Gentili Signore, dove eravate sino all'anno scorso ? Prima di farvi strumentalizzare dai partiti, fatevi un esame di coscienza.

Questo triste e un pò romantico appellativo finora è stato proprio dell'abitato di Civita, paese di San Bonaventura da Bagnoregio, una perla in lacrime appoggiata sui calanchi di tufo del viterbese che da mille anni si sgretolano inesorabilmente mettendo a rischio l'esistenza stessa del piccolo centro laziale.

A Torino in Piazza Carlo Felice i segni della premorte sono visibili tra le colonne dei portici ove per cento anni è stata incastonata una edicola per la vendita di libri, sradicata causa fine attività. Un pezzo di storia che se ne va.

L'impotenza degli operatori commerciali che oggi paiono solo capaci di vendere ai cinesi le loro attività, è disarmante. E' possibile che più nessuno abbia il coraggio di difendere la propria tradizione e si abbandona ad una resa incondizionata che può solo uccidere Torino e la sua storia ? Nascono solo megastore e negozi monomarca perchè li costruiscono finanzieri moderni per farci lavorare part-time laureati disoccupati.

Per coltivare sogni di rinascita non basta ricordare l'inno di Mameli ma è necessario rimboccarsi le maniche e tornare a lavorare come un tempo fecero i nostri nonni.

 

Aprendo il giornale questa mattina torno bambino e mi balza alla mente il romanzo scritto in prigione a Genova dal compagno di cella di Marco Polo nel 1298 che sotto dettatura descriveva le gesta del celeberrimo navigatore. Racconti che da bambini facevano ancora sognare, qualche anno prima della Playstation.

Poi mi risveglio e scopro che Il Milione dopo più di settecento anni invece è la cifra in euro che il senatore Enzo Ghigo chiede al suo partito come minima dotazione economica per sfidare a suon di faccioni il candidato sindaco del centrosinistra alle elezioni comunali di primavera.

Potrebbe magari metterceli lui tutti quegli euro, altrimenti siamo alle solite : teste ben pettinate e barbe rifinite, biondo-crocetta come se piovesse e tailleurini gessati per le signore, volantini a vagonate buttati nei cestini dell'immondizia...tanto pagano gli altri. Se poi paga il Presidente del Consiglio con i soldi suoi nessuno avrebbe da ridire ma considerate le ultime vicende che riguardano certe voci di spesa personali di Berlusconi vien da pensare che forse è meglio darsi una calmata.

Anche perchè, questa è a nostro giudizio la considerazione più rilevante, non servono troppi soldi per diffondere un messaggio se questo contiene idee sane ed intelligenti. Va bene la televisione e la cultura dell'immagine che da vent'anni dirige e forma il pensiero degli italiani ma ad un certo punto anche se si evitano tabelloni luminosi tipo Las Vegas e si torna in piazza a parlare di cose serie in piedi sulla cassetta di mandarini magari la gente si disgusterebbe un po meno e tornerebbe a votare, cessando così di ingrossare di elezione in elezione le fila degli astensionisti che sono ormai il terzo partito italiano.