Solo ai torinesi Torino non piace molto. Come quando ti trovi in villeggiatura in una bella e solare località di mare magari in un improvvisato week end di gennaio e ti domandi come sarebbe la tua vita trasferita in quel luogo per godertelo ogni giorno dell'anno : certamente meno entusiasmante di quanto si pensi.
Il guru del salottismo Roberto d'Agostino in occasione della presentazione del suo ultimo volume al Circolo dei lettori ha definito la nostra città assolutamente anti-cafonal, riservata, bella, elegante, aristocratica.Se però dovesse barattare la sua bella altana sul lungotevere con un appartamento in qualunque affascinante angolo di Torino come per esempio il Lungopo, non lo farebbe neppure sotto tortura. Anche perché qui terminerebbe la sua lucrativa occupazione di censore del costume.
Arturo Brachetti, trasformista dal 1974 arriva invece dai più grigi quartieri operai del Borgo Vittoria, cresciuto artisticamente a Parigi non disdegnerebbe di vivere lì o a Londra. Peraltro ammette oggi di risiedere all'utimo piano di un palazzo antico nel centro storico di Torino e di esserne innamorato.E grazie !
Chi vive invece in condizioni di prospettive precarie, in quartieri grigi come le carrozzerie di Mirafiori, in strade luride di orina di cani e di cristiani credo che volentieri se ne andrebbe da qui. Il low profile subalpino propinato dalle politiche sociali di Palazzo Civico sa essere feroce per compiacere le clientele avvezze alle feste popolari e agli artisti di strada come attrattiva per chi non si può permettere di meglio durante il fine settimana.
Hanno ragione entrambi gli schieramenti ma credo che cercare di garantire un miglior decoro a certi angoli abbandonati e cantierizzati all'infinito sarebbe un dovere civico di ogni giunta municipale.
Aspettiamo con ansia le promesse elettorali dei tre sfidanti per lo scranno più alto della Sala rossa e poi vedremo...