Tornare ad analizzare il consenso che la Democrazia Cristiana di De Gasperi riscuoteva nel dopoguerra e guardando la mappa elettorale dell'Italia di oggi viene quasi da pensare ad un ricorso storico, tuttavia inspiegabile.
Il Paese si è presentato alle urne controvoglia per rieleggere un paio di consigli regionali (uno delegittimato dal TAR) ed una rappresentanza italiana al Parlamento europeo, con i posti disponibili ridotti, i conti dello Stato sull'orlo della catastrofe ed un elettorato con la schiuma alla bocca per una rinnovata e peggiorata questione morale in nuova edizione con arresti eccellenti e somme abnormi sottratte alla collettività.
Nonostante le previsioni da paese in via di sviluppo ed una astensione che faceva tremare tutto l'arco costituzionale, è andata a votare una massa di persone inaspettata che si è riversata su di un un unico partito sfondando le migliori previsioni e registrando per il Partito Democratico un record storico. A freddo ci si è resi conto che il risultato travolgente da percentuali bulgare è stato anche consentito da un partito nato per non far vincere Bersani che si chiama(va) Scelta Civica che nel giro di quindici mesi è passato dal 10 all'1% regalando una quantità di consensi al fortunello Presidente del Consiglio in carica.
Sorvolando le ombre nere del voto di scambio allungatesi attorno al bonus del governo, elargito a dieci milioni di persone, c'è da domandarsi come sia stato possibile il verificarsi di un successo tanto travolgente che ha ingannato i più corazzati istituti di sondaggio ed il movimento anti-europeo di Beppe Grillo che si è reso conto solo domenica sera di aver riempito le piazze solo per dispensare uno spettacolo gratuito ai suoi fans che difatti nel seggio hanno scelto l'usato sicuro.
Analizzando molto istintivamente i dati si giunge alla conclusione che il 40% degli elettori è rappresentato da dipendenti pubblici e pensionati del tutto ostili al cambiamento, arroccati sul mantenimento dei privilegi, il 20% dai figli di costoro abbandonati al loro destino di giovani cittadini di un Paese sordo e cieco alle loro necessità.
Forse il dato che sorprende di più dal punto di vista dell'istinto elettorale è stata la sostanziale tenuta (anche se con cospicue emorragie di consensi verso il Partito Democratico) del partito del nonno di Arcore, affannato dall'ora di rientro a casa ogni sera per non incappare in esacerbazioni della sua dorata detenzione e quindi incapace di poter dare più di quanto i giudici gli avevano consentito : una campagna a ranghi ridotti rinchiuso tra Roma e Milano. Ciò nonostante tutti i voti che gli sono stati attribuiti sono stati possibili grazie al suo ruolo ancora riconosciuto di leader, àncora di salvezza del popolo delle partite IVA, degli autonomi, di chi deve senza protezione e schiacciato dal carico fiscale, portare a casa la pagnotta per sè e per i suoi figli.
Oggi Berlino ha finalmente un interlocutore allineato e obbediente, il più giovane capo di governo dell'Unione che può contare (anche se in parlamento ancora non è così) di una maggioranza e di un consenso senza intralci, ricatti, rinvii, emendamenti, meline e giochi di ostruzionismo. L'ora del neocolonialismo tedesco sul sud Europa è giunta tra i tappi di spumante che a Torino hanno suggellato il plebiscito attribuito al satrapo di Moncalieri riempiendo di gioia tante altre piazze della democrazia del popolo; dopo la sbornia capiremo quale sarà il prezzo da pagare per questa fasulla e poco credibile ritrovata felicità.
Un gol a porta vuota quindi, che ha proiettato nel cielo italiano un ologramma luminoso chiamato Ricostruzione, costata in fondo un sacrificio ridicolo.