Nella mia vita ho fatto tanto campagne elettorali, come candidato e come organizzatore di campagne per candidati ben più celebri di me.
Torino nel 1988 era una città nella quale era difficile trovare il tempo di pensare a tutto perchè l'ansia da prestazione, una montagna di soldi che circolavano nella politica locale e nazionale, accendevano gli ultimi giorni prima della domenica del voto con vere e proprie invasioni di campo negli spazi dei tabelloni elettorali, slogan e volti sovrapposti da giorni di guerra alla visibilità, correzioni all'ultimo minuto di lettere personali, testi e proclami, sale di alberghi introvabili per riuscire a riunire persone a cui spiegare il proprio programma.
Oggi nel 2014 il Comune di Torino, senza neppure vergognarsi, non ha neppure installato i tabelloni lungo i corsi e le strade della città perché i manifesti se li devono stampare a proprie spese i candidati, l'affissione e tutto quanto ne consegue non è più a carico dei partiti e pertanto, dovendosi pagare la pubblicità di tasca propria si è deciso che sarebbero stati troppo pochi i candidati che lo avrebbero fatto e quindi tanto valeva non perdere tempo a sistemare i tabelloni delle affissioni. Nonostante ciò sarebbe stato molto importante considerando che sia alle elezioni regionali che alle europee si voterà esprimendo una preferenza.
E' finito tutto: la gogna e la vergogna che in moltissimi casi (legittimamente) obbligano questi volonterosi italiani a fare la loro pubblicità elettorale in silenzio, spesso quasi soli, a frequentare mercati oggi desertificati dalla crisi dove un tempo si distribuivano a pacchi i volantini in mezzo ai mandarini e ai banchi della biancheria intima.
La democrazia ha anche bisogno di silenzio e riflessione e questo election day del 25 maggio certo non ci voleva. Ad uno come me cui la politica è piaciuta moltissimo fa ribrezzo dover ammettere di non sapere se andare a votare o punire questa classe politica inetta e cialtrona con il disimpegno. Quando l'ora del coprifuoco sarà trascorsa, deciderò se riprendere la bicicletta e circolare ancora libero in un questo disgraziato Paese.