Il 27 ottobre del 1962 l'aereo che trasportava il presidente dell'ENI Enrico Mattei precipitava nel cielo di Bascapè, sopra le campagne a sud di Milano.

Il 27 ottobre di questo anno 2012 ricorrono i cinquant'anni dalla morte di un uomo che ha saputo immaginare il futuro usando l'ingegno. Un raro esempio di imprenditore che decise di regalare al suo Paese un disinteressato impegno convinto che le sue idee sarebbero state illuminanti per il futuro dell'Italia. Grazie alla sua nomina a Presidente dell'ENI lo stesso ente di stato si trasformò da istituzione improduttiva e costosa in una realtà di grande prestigio internazionale grazie alle campagne che Mattei fece per stimolare le prospezioni nella Valpadana, nel sottosuolo della quale egli era certo si trovassero importanti giacimenti petroliferi e di gas naturale.

Le Sette Sorelle, massoneria a stelle e strisce, vedendo in pericolo il monopolio del controllo energetico sull'Europa occidentale e temendo sopratutto la determinazione di quest'uomo, non tardarono ad ordirne l'eliminazione. Il sottobosco politico italiano, connivente ed interessato, non esitò a compiacere gli americani (i quali, era ben noto, finanziavano cospicuamente le campagne elettorali della Democrazia Cristiana) e lasciarono assassinare Mattei senza sapere che era il loro uomo più importante.

La sua tragica morte è rimasta coperta da un alone di mistero sino al 2005 allorquando studi accurati (resi possibili solo dal tempo che era necessario trascorresse per coprire le responsabilità dei suoi assassini) confermarono segni di esposizione ad esplosione su parte del relitto del velivolo e sull'orologio di Enrico Mattei. Caduto il segreto istruttorio oggi possiamo sostenere che Enrico Mattei è stato ucciso e con lui si è persa per sempre una grande ed unica opportunità di poter contare nel mondo dell'energia a livello internazionale.

Mattei era una persona di alto valore morale e di grandissima modestia : egli possedeva una fabbrica chimica che produceva ingrassi e saponi e viveva unicamente dai proventi di questa sua attività devolvendo in beneficenza il suo emolumento di presidente dell'ENI.

Leggere oggi del valore umano di quest'uomo pensando al marciume e alla delinquenza comune che si aggira nei corridoi dei palazzi delle più importanti istituzioni repubblicane, fa tremare. Chissà se qualcuno degli uomini che governano oggi i nostri destini troverà almeno la coscienza per commemorarlo dignitosamente.