Chi vive lontano dal Piemonte e da Torino non si domanda : e chi paga ? La Valle di Susa è un grande sasso con il cielo spesso azzurro e limpido che ha vissuto prima e dopo Carlo Magno invasioni violente di barbari e di sciatori in transito verso le valli olimpiche, chiamate così pomposamente dopo i fasti di Torino 2006. Ma non è nulla di più
I paesi i cui sindaci e abitanti protestano contro le infrastrutture europee sono malghe urbanizzate le cui economie sono già state gravemente danneggiate dalla costruzione della autostrada A32 che ha causato alla fine degli anni ottanta la morte prematura di decine di bar, ristoranti, mercerie, panetterie e videonoleggi.
Tant’è che a Bussoleno, Chiomonte, Gravere piuttosto che a Meana di Susa non è che siano stati realizzati negli ultimi vent’anni investimenti che abbiano favorito occupazione e sviluppo e la cui sopravvivenza oggi debba essere considerata una priorità. Per questo gli ingegneri traforatori hanno pensato che sul cammino del progetto non ci sarebbero stati ostacoli.
Invece hanno sottovalutato il problema e siamo al casino : siamo stufi (parlo a nome di persone che lavorano) di manifestazioni nel centro di Torino, di zainetti NO TAV, di mezzi pubblici deviati e di facce pitturate da Scaramacai.
L’alta velocità è operativa da anni tra Milano e Trieste e tra Milano e Bari e nei lavori di realizzazione non si è udito un solo lamento da parte delle amministrazioni dei comuni interessati, ed anche qualora vi siano stati mugugni nessun organo di stampa ha degnato di uno sguardo l’evento, tanto meno si è sognato di utilizzarli come strumento di propaganda.
Ma la domanda centrale è: chi paga questi soggetti impegnati a trascorrere intere giornate a tenere assemblee, tirare sassi, distruggere cantieri impegnando centinaia di uomini delle forze dell’ordine utili certamente più altrove che in mezzo ai prati di Venaus, scrivere con lo spray sui tabelloni dell’autostrada, bloccare i varchi del Telepass e danneggiare il traffico commerciale che dall’Italia conduce in Francia e poi in Europa ?
Qualcuno ha evidentemente interesse a sostenere gruppi di facinorosi (tollerati dai montanari autoctoni) per puntare alla destabilizzazione del nostro Paese e ridurlo a protettorato straniero, in sintonia con il neo-colonialismo che sta ridisegnando le economie dell’occidente.
La Valsusa è solo un pretesto, non un’area strategica interessante e pertanto continuare a parlare con gruppi di persone che sono contro e basta non può che peggiorare le cose e rallentare un progetto che comunque verrà realizzato perché è gia stato ampiamente deciso in accordo con altri paesi europei.
Sostenere questa sterile protesta non fa altro che fornire agli interessati gli strumenti per ottenere quanto nei loro piani, a discapito dell’Italia intera di cui immagino anche i valsusini si sentano parte.
Vanno anche bene le polentate in quota e le camminate a smaltire vino rosso se questo non diventa un esercizio di polemica ottusa messo in atto da gente che urla contro il progresso senza saper guardare oltre la punta del naso. Neppure nell’interesse dei propri figli.