Mario Monti ha parlato al Paese come nessun suo predecessore (tantomeno il Capo dello Stato) ha mai fatto. E' stato un discorso che avremmo dovuto ascoltare già nel 2008 e che avrebbe avuto contenuti sicuramente meno dolorosi ma che nessuno ha avuto il coraggio di pronunziare, terrorizzato dalla perdita dei consensi elettorali. L'eloquio, lo sguardo intelligente, l'austera moderazione dei termini e la sconfinata capacità diplomatica di Mario Monti hanno fatto sembrare per due ore il nostro Paese - notoriamente infestato di furbi, cialtroni e legulei - finalmente un Paese normale, fatto di persone disposte con maturità ad accettare i sacrifici imposti dai binari del pareggio di bilancio.

Il risveglio in questa Italia del lunedi sarà contrassegnato da due comportamenti della gente : chi comincerà a rendersi conto che i tempi delle garanzie sindacali, dei favori, degli abboccamenti con gli assessori compiacenti e delle furbate "tanto pagano gli altri" sono finiti per sempre, mentre altri continueranno ad indebitarsi per mantenere un tenore di vita da Roma felliniana, rischiando di cadere facendosi molto male. Le lacrime di Elsa Fornero parlano chiaro su quanto sia costato in termini psicologici a questo manipolo di uomini di cultura e di finanza - quasi costretti dagli eventi ad occuparsi loro malgrado della salvezza dell'Italia - il riportare in sesto i gravissimi squilibri cristallizzati da decenni di sconsiderata disonestà, non solo nella vita pubblica e pertanto noi tutti dobbiamo conferire loro rispetto, riconoscenza e gratitudine.

Immaginando infine che la manovra da 25 miliardi non esaurisce il prospetto delle misure che potranno essere ulteriormente inasprite, dobbiamo tutti insieme ricordare la caduta dell'Impero romano d'occidente e quantomeno non dimenticare che le epoche storiche sono ineluttabilmente ricorrenti e che quindi pensare ancora che nonostante tutto qualcuno ci vorrà salvare, rischia stavolta di essere una mortifica ingenuità.