In questo afoso ottobre primaverile alla mattina presto si vede la nebbia che si infila per le strade. Ed ecco il grigio-torino, quello delle ex fabbriche, degli scioperi, dei tram che piaceva tanto ai Signori che stanno dall'altra parte (un po meno a chi tutte le mattine timbrava il cartellino in corso Settembrini) e che torna di moda per gli appassionati del low profile.
Si, ma non c'è da stare allegri : su queste pagine virtuali si era già ipotizzata la mancata riapertura post-agostana di due aziende su dieci aspettando un fine anno col botto: i dati stanno drammaticamente confermando la visione di Pensiero Italia.
La Lear di Grugliasco, storico fornitore FIAT, fa i conti con 464 esuberi su 579 lavoratori, l'Alenia (finiti gli stanziamenti pubblici che l'hanno alimentata per decenni) si trova incapace di reagire alla crisi per mancanza di visione d'insieme e autonomia decisionale e perde 323 addetti tra gli stabilimenti di Corso Marche e di Caselle.La notizia della chiusura della produzione di Pininfarina che lascia per strada 127 persone impiegate nello stabilimento di San Giorgio Canavese chiude solo il bilancio di quest'ultima settimana.
L'elenco dei decessi industriali è destinato ad allungarsi : troppi imprenditori della provincia di Torino hanno investito tutto sul monocliente FIAT concedendosi il lusso di fare soldi negli anni settanta e ottanta solo grazie alle garanzie di terze persone.
I costi : per fortuna che il munifico stato italiano (evidentemente si considera in stato di grazia rispetto agli altri paesi dell'eurozona) concede ai lavoratori stritolati dalla crisi la possibilità di usufruire di cassa in deroga per un periodo che va dai 48 ai 55 mesi di ammortizzatori sociali. Ma tutto ciò sta costando alla collettività 65 milioni di euro provenienti 50 milioni dal fondo sociale dello stato e il resto dalla Regione Piemonte. Giudichi chi sta fuori dal giro della protezione sociale e quindi paga di tasca propria le tasse per mantenere questo sistema, se non conviene chiudere aziende incapaci da anni di stare sul mercato o continuare a tenerle in vita come malati terminali per paura della guerra civile.
Ed ecco gli striscioni rossi delle sigle sindacali vecchie di cinquant'anni che, tardivi, tornano nei viali alberati della nostra bella Città, il cui sindaco pare che dopo i suoi primi cento giorni a palazzo civico si sia già guadagnato la coroncina di "primo cittadino più amato d'Italia". Ci piacerebbe sapere da chi.