Ogni volta che si parla di grandi progetti in una grande città viene sempre da pensare male.

La notizia è fresca: chiudere la Stazione di Porta Nuova e farne qualcosa di diverso. La società Grandi Stazioni del gruppo Trenitalia proprietaria dell'area ha da un paio di anni ultimato la nuova galleria commerciale all'interno dello scalo ferroviario, spazi nei quali si sono insediate parecchie attività commerciali che adesso si chiedono cosa fare se non arriveranno più i viaggiatori. Ma ciò importa assai ai palazzinari subalpini, ai loro amici finanziatori ed ai poteri che decidono le sorti di Torino.

Ciò che invece interessa, e molto, è la rendita fondiaria ed immobiliare : si tratta di riqualificare un'area dal centro al Lingotto il cui valore del solo terreno supera i 300 milioni di euro sui quali si possono costruire palazzi residenziali e le solite aree verdi che piacciono tanto ma che poi il Comune non ha i soldi per mantenere. E gli appartamenti chi li acquisterà ? Le banche non mollano più un centesimo per il terrore di rimanere fregate in questo momento di claudicanti se non compromesse prospettive finanziarie; a Torino non esiste più nessuna azienda che investa un euro considerando la scarsissima appetibilità commerciale nonché la posizione geografica storicamente sventurata rispetto all'asse Milano-Roma.

Viene da domandarsi con quali soldi il Comune di Torino possa anche solo immaginare di investire soldi che non ha : il debito della città ammonta a 3,3 miliardi di euro in parte simpatica eredità dei giochi olimpici invernali del 2006 di cui nessuno ha pagato la responsabilità.

Torino sta un po meno peggio rispetto ad altre grandi metropoli quanto ad infiltrazioni criminali nella realizzazione delle grandi opere e degli appalti in generale, ma il primo pensiero che viene in mente è che il business interessi a qualcuno che a Torino forse non c'è neppure mai stato in vita sua.