E' inutile continuare a discuterne : i dipendenti privati e pubblici ed i pensionati considerano da sempre il commerciante o l'artigiano come (ricco) evasore fiscale cronico, causa di tutti i mali dell'Italia sopratutto in tempi di caccia alle streghe come in questo caldo agosto da manovra fiscale pesante.

Premettendo che il contributo di solidarietà appioppato sull'eccedenza dei 90 mila euro è una pagliacciata (se dichiaro 95 mila euro mi vengono sfilati 250 euro !), i media stanno snocciolando resoconti su controlli giornalistici dell'evasione, che infervorano la carogna dei dipendenti che oggi ritornano negli uffici, qualcuno ancora con il pareo e le ciabatte da mare.

A Torino il principale giornale cittadino ha setacciato prima i locali della notte, poi quelli del giorno : nemmeno a dirlo i nottambuli "dimenticano" uno scontrino su due, forse perchè pensano che il personale della Gdf costi troppo mandarlo in giro la notte per via degli straordinari e di conseguenza si rischiano meno i controlli.

Non so se allo Stato italiano possa interessare di più un locale aperto che evade una parte del reddito o preferisca piuttosto un esercizio che dichiara interamente il reddito ma dopo un anno ha chiuso l'attività e non potrà più versare nessuna tassa, IRPEF, contributi INPS e INAIL dei titolari e per i dipendenti, IRAP, tassa sulla camera di commercio, tassa rifiuti e altre cosine del genere.Per non parlare del giro di affari di attività private di fornitura di ogni bene e servizio che ruotano intorno ad una attività ed a loro volta contribuiscono al fisco e alla circolazione dei capitali.

L'evasione è uno dei principali mali dell'Italia dei furbi, ma vanno distinti i comportamenti degli autonomi quando fanno i professionisti (medici, dentisti, notai) o quando hanno un bar nella strada desolata di una città : i primi evadono per cambiare ogni due anni l'automobile da cinquantamila euro, i secondi per mandare a scuola i propri figli e non chiudere l'attività.

Il popolo bue intortato dalla televisione non riesce più rilevarne la differenza.