Ho viaggiato pochissimo nella mia vita e l'Europa che ricordo ha i segnalini su Germania, Inghilterra e Scozia, Francia e Spagna. Del resto di questo vecchio continente di cui sono cittadino non conosco nulla.
Della Danimarca ho un'immagine indotta legata alle birrerie che frequentavo venticinque anni fa, bevendo una birra di moda in quegli anni e prodotta lassù e che non mi piaceva neppure troppo. Tuttavia chi torna da quei paesi freddi per esperienze professionali o anche solo turistiche, racconta di mondi ordinati, efficienti, puliti, onesti, da stato-modello.
Se penso invece ad Altiero Spinelli, ad Ernesto Rossi e ai padri dell'Unione che immaginavano un concerto di popoli uniti verso un reale progetto economico, politico e sociale penso a cosa avrebbero pensato di un paese membro come la Danimarca, popolato da ricchi, obesi e ubriaconi che si scambiano le mogli in improbabili orge famigliari per il divertimento che le latitudini sventurate e il clima ostile ove vivono gli concedono come svago.
Evidentemente non paghi del loro benessere e della loro strafottenza, questi europei del secolo illuminato hanno pensato di approfittare di un cucciolo di giraffa nato nello zoo di Copenaghen sano ma considerato di troppo, uccidendolo con un colpo di pistola alla testa, smembrarlo al cospetto di decine di famiglie con bambini accorsi col telefonino a fotografare l'evento, per poi darlo in pasto ai leoni.
Non credo che l'Italia considerata da questa gentaglia un paese di ladri, di spaghetti e di malavita organizzata debba sentirsi in dovere di stare zitta, perché è ben vero che nel nostro paese il costo della corruzione è, in rapporto al PIL, in testa a tutti gli altri stati dell'Unione, ma prendere lezioni da questi barbari pare davvero un'offesa quantomeno alla nostra cultura.