Quando Carlo Collodi alla fine dell'Ottocento inventò il Paese dei balocchi probabilmete non si rese conto di quale luogo magico avesse creato e ancor meno che non si trattava solo di un luogo immaginario, come la fiaba avrebbe voluto.
Il nostro è il Paese dei balocchi, un Paese nel quale chi la fa più grossa ha più certezze di rimanere impunito.
E' un caso di giustizia ad orologeria che (speriamo) questa volta sfonderà il muro omertoso delle dirigenze comuniste, diessine e neo-democratiche che saranno chiamate a rispondere sui duecento milioni di euro di debiti che il partito di Massimo d'Alema ha contratto con le banche in anni di allegra amministrazione e che hanno prodotto una voragine colossale. Eh già..il baffetto Richelieu (non solo con la complicità del tesoriere Ugo Sposetti ma anche del sindaco di Torino Piero F.) ha nascosto gli immobili del partito intestandoli, attraverso donazioni, a fondazioni esterne che nulla hanno a che vedere con il partito, in modo che fossero tenuti a debita distanza dagli artigli dei creditori.
Ora però le banche chiedono di annullare le donazioni fatte in favore delle fondazioni per ottenere i loro immobili, nonostante il terzo complice Romano Prodi nel 1998 attraverso il suo governo abbia esteso la garanzia statale pensata per i debiti contratti dai giornali sovvenzionati anche al partito dei suoi amici. Se gli istituti di credito non saranno in grado di riavere indietro gli immobili ci dovrà pensare lo Stato a pagare il conto, ovvero noi.
Perchè in Italia se hai la malaugurata idea di lavorare onestamente sei trattato come un criminale evasore, mentre per le strade delle Città i faccioni cadaverici di loschi figuri continuano a fare da sfondo alla miseria in cui loro stessi ci hanno cacciati ?