Questo interrogativo ha ispirato da almeno dieci anni ogni branca della scienza, dalla sociologia all'urbanistica, dalla cultura all'economia e finora era materia buona per fantasticare su scenari visionari tipici di chi non ha mai lavorato in vita sua e che qundi non ha mai conosciuto davvero la realtà. In troppi si sono affrettati ad immaginare un polo turistico e culturale per una Torino che abbracciasse una visione nuova, ove le città "minori" proprio in quanto tali potessero offrire servizi di qualità ed attrattive a misura d'uomo.

Mai nessuno ha creduto davvero che Torino, dopo le sventurate olimpiadi invernali del 2006 che hanno dato la stura alla voragine del debito che la Città ha iniziato a contrarre all'epoca del Toroc nei confronti della Banca Intesa Sanpaolo suo partner privilegiato, potesse divenire una città in grado di vivere di turismo, perchè in fondo la testa dei torinesi è quella che è dunque se non si parla di immobili, di azioni e di amicizie alimentate da interessi comuni, dopo le mummie del museo Egizio e la galleria di Diana alla reggia di Venaria, rimane ben poco di interessante su cui investire energie e chiacchiere da salotto.

Il totale disinteresse in una politica concreta dello sviluppo turistico di Torino è stato dimostrato dal fallimento dell'ultimo albergo 5 stelle lusso di proprietà di storici banditi dell'hotellerie finiti in galera per bancarotta fraudolenta e dopo il Turin Palace oggi anche il Golden Palace non esiste più. Le istituzioni, senza un soldo in cassa, se ne sono ben guardate dal tentare una iniziativa di salvataggio (magari acquistando la struttura) ed ecco fatto !

Tutto andrebbe bene se Torino non avesse una improcrastinabile necessità di pensare ad un suo futuro alternativo : Marchionne ce l'ha fatta ed ha chiuso la Fiat, Mirafiori sta gustando il bastone della CIG anche tra i 5000 colletti bianchi mentre un silenzio mortifico aleggia sulla città in attesa di un altro evento sponsorizzato da qualcuno, che difficilmente arriverà visto che i soldi sono finiti da un pezzo.

Maurizio Pagliassotti, giovane giornalista, ha pubblicato recentemente il libro "Chi comanda Torino" nel quale illustra come l'alternativa alla fabbrica siano il cemento ed il debito : incredibile ma vero, il Comune  di Torino (città più indebitata d'Italia) è primo azionista della Compagnia di San Paolo...proprio Intesa Sanpaolo è il maggior creditore del Comune stesso. Questo potente istituto finanziario alimenta con la sua compiacenza l'investimento su un debito che un giorno i nostri figli dovranno pagare; il territorio come ambiente di speculazione (perchè a Torino ci sono i due magazzini Ikea più grandi d'Italia?).

Mentre l'Italia affonda tra gli applausi, i banchieri e i massoni che lavoravano nella nostra città si sono trasferiti a Palazzo Chigi. Il nostro futuro ora è nascosto nelle tasche interne delle loro grisaglie.