Fosche ombre oscurano la filiforme figura di Giovanni Conso, uno dei più grandi giuristi italiani nato a Torino nel 1922 e che ha scalato le più prestigiose posizioni dell'universo giuridico e politico italiano.

Salta fuori che nel '93 durante il suo incarico ministeriale in Via Arenula, in piena strategia della tensione per le bombe mafiose, egli senza dirlo a nessuno si assunse la personale responsabilità di non rinnovare il famigerato articolo 41 bis che prevedeva il carcere duro per i 140 detenuti del carcere palermitano dell'Ucciardone.

A suo dire lo ha fatto per evitare altre stragi che il Paese non avrebbe potuto tollerare. Ci sfiora però il dubbio che questa scelta abbia invece indirettamente favorito l'organizzazione mafiosa che credendo invece fermamente nella strategia della tensione l'anno successivo piazzò una Lancia Thema carica di chiodi ed esplosivo davanti allo stadio Olimpico di Roma, che per fortuna per un malfunzionamento del telecomando non saltò per aria salvando la vita a cento carabinieri.

Fa molto scalpore, pensando all'illuminato cursus honorum del prof. Conso, che non abbia pensato neppure per un attimo che la sua decisione avrebbe potuto essere fraintesa. A Torino in molti sono rimasti sbigottiti.