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Categoria: Torino20
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Da mesi cerco senza successo le parole per descrivere il senso di disagio che ho patito negli ultimi anni da cittadino torinese. La Città dove sono nato conserva agli occhi di ancora molte persone l'icona di un avamposto meraviglioso della storia, di una inesistente vocazione allo sviluppo, raffigurata dalle tante immagini che sui social network ritraggono il fiume e la Mole antonelliana come simboli di un fulgido passato.

Da tre mesi non vivo più a Torino; ho scelto di crescere mio figlio e curare il mio spirito in un piccolo centro della costa Toscana nella speranza di ritrovare le necessarie motivazioni per una vita migliore.Leggo pochissimo, non guardo più la televisione, ascolto molto la radio. E non mi manca nulla di quelle che sono state le strade della mia infanzia, a parte la nostalgia della giovinezza perduta.

Provo un senso di disagio guardandomi indietro, apprendo da segnali in lontananza i tentativi di immaginare una improbabile rinascita che una amministrazione ottusa e arcaica tenta di propinare dalle pagine del suo un tempo autorevole quotidiano, con dichiarazioni e progetti cui non credono per primi i figuri che occupano le posizioni del potere decisionale nella vita pubblica della città

Ogni mattina il sole sorge davanti al negozio dove trascorro la gran parte del mio tempo: auto, camper e mezzi industriali transitano sulla nuova Via Aurelia a quattro corsie percorrendo l'Italia da nord a sud e da sud a nord in un infinito viaggio della mente che al calare della notte ammanta le campagne circostanti donando un po di tranquillità. Ma anche qui non si vive tranquilli, anche questa è Italia e le strade sono percorse dagli stessi italiani incapaci di reagire all'avvitamento su se stesso di un Paese incamminato su un percorso futuro dagli esiti molto incerti.

Mi manca solo una cosa: non essere riuscito a raccogliere il frutto del sacrificio che come tanti ho vissuto lavorando con molto impegno salvo capire da ultimo che quelle energie spese lì erano solo tempo perso.

Auguro alla mia Città qualcosa di diverso, la speranza quantomeno di non ridursi come tante grandi città, divorate dalla corruzione, dalla violenza e invase dalla spazzatura o peggio ancora vittime del disinteresse e dell'oblio da parte di cittadini obnubilati dalla cassa integrazione.

Qualche amico capirà il mio pensiero ed il senso di smarrimento, qualcun altro se non capirà mi auguro possa trovare nuovi percorsi per non dovere subire la stessa delusione che ha convinto me a lasciare Torino per sempre